Barely Important People (personaggi poco importanti)

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NOME: si dice Paolo Gallo, in finzione Carlo Maria o Marco o Mario

LIVELLO BIP: notorietà nazionale, talento inesploso, VIP mancato           

ATTIVITÀ: attore/personaggio

ETÀ: al giorno d’oggi 45-50

CITAZIONI:

  • Marta, andiamo di sopra, nel nostro nido d’amore.
  • Sì, sono il tuo Mario, il tuo maschio inappagato.
  • Ma che parlare, questa è l’ora dell’amore! […] Ormai sono andato, e quando uno è partito deve arrivare!
  • E come potrei non ricordare: eri la sbarba più ambita della III E.
  • Ormai sono volante! 
  •  Adesso basta, ho sentito abbastanza, il vostro coglione se ne va.

In TV si chiama Carlo Maria nella prima puntata, Marco in quella successiva, poi Mario. Nella realtà è un desaparecido introvabile. Dopo falsi accostamenti con un regista porno di nome Sergio Peirone, l’attore in questione è stato identificato come Paolo Gallo, ex ultrà del Torino poi bandito dalla Curva proprio a causa delle sue performance attoriali nella telenovela Sogni d’amore

Un discorso filologico su Sogni d’amore richiederebbe un lavoro a parte che esula dai compiti preposti a questa sede. Tuttavia, per rendere doverosamente onore al protagonista della serie TV, va almeno sottolineato come Sogni d’amore sia una produzione artistica che tocca livelli difficilmente raggiunti da qualsiasi altra opera su piccolo o grande schermo che si ricordi. Perché laddove i registi e in generale gli artisti hanno diversamente cercato di raggiungere i più alti picchi di qualità, poesia, creatività, genio, invenzione, gusto, talento, dimenticavano tutti quanto siano inesplorati e mai superati i confini che, piuttosto che procedere verso l’alto, vanno nella direzione opposta, il basso. I limiti del brutto sono stati spesso sfiorati, ma mai valicati. E Sogni d’amore ci riesce in tutto, e in pieno: riesce a toccare il fondo perché lo fa con una tale naturalezza che, se mai l’obiettivo fosse volontario, è stato raggiunto con tale maestria da non far trasparire alcuna intenzionalità. Il risultato è una pellicola in cui non esistono: 1) una trama coerente e nessuna continuità narrativa – infinite le sottotrame aperte o solo accennate e mai riprese, tecnica che rende SdA un precursore del più famoso Lost (la puntata pilota viene persino abbandonata e nella seconda si ricomincia con cambio di un’attrice protagonista); 2) una parvenza di gusto estetico –  dalle musiche agli ambienti ai costumi: 3) una recitazione minimamente verosimile per spontaneità o al contrario vagamente drammatica –  gli attori recitano quasi svogliati, i visi sono come pietrificati e le voci quasi prendono in giro le battute; 4) una cura anche solo apparente dei dialoghi e delle scenografie – spesso le battute incespicano o si ripetono, talvolta avvengono repentini cambi d’abito nelle stesse scene.

Nessuna opera è mai stata tanto bella, quanto riesce ad essere brutta Sogni d’amore. Uscendo dal banale schema di una generica dicotomia bello/brutto, Sogni d’amore è forse il più grande capolavoro cinematografico mai realizzato.

Per gli sventurati che non lo conoscessero ancora, Paolo Gallo è l’indiscutibile protagonista di questo capolavoro. La sua recitazione straniante, privata di patos, di verve e di qualsiasi espressione facciale o vocale, è di brechtiana memoria. Nel quarto degli episodi reperibili in rete (che seguono la messa in onda ad opera della Gialappa, che non coincide con quella originale, purtroppo andata perduta), si può ricavare un esempio della versatilità e dell’espressività di Mario, oltre che ammirare la bellezza di entrambi gli attori protagonisti:

Io ne ho proprio voglia, e poi a LUI non si comanda. […] Ma dai, una cosina veloce! 

Viene fuori in questo episodio il Leitmotiv della serie: l’ossessione di Mario per il sesso, ricorrenza che sarà l’unico elemento costante di questa indimenticabile telenovela. La virilità di Mario esplode in tutto il suo vigore solo qualche episodio più avanti (video) e continuerà in crescendo puntata dopo puntata.

Indimenticabile, tuttavia, è la performance nell’episodio in cui scoppia un furioso litigio fra Mario e sua moglie (che oltre a non volersi mai concedere finisce anche per tradirlo), in presenza della famiglia di lei. Anche gli altri attori riescono abilmente a star dietro ai ritmi emotivi dettati da Paolo Gallo, emulandone lo stile distaccato e le reazioni contenute. Vale davvero la pena dare uno sguardo attento all’episodio in questione (video): già sono nella storia del cinema battute come: Se volete mettere le cose a posto calate le braghe, CALATE LE BRAGHE! Oppure l’epico sfogo: Signora, lasci stare, lei ha partorito un mostro, una sanguisuga aberrante. 

Ma per fortuna tutto torna alla normalità e le voglie carnali di Mario si rinvigoriscono e superano, se possibile, il livello precedente. Tutto grazie a una decisione durata qualche secondo: già con la valigia in mano, Mario è pronto ad andar via, ma alla vista di sua moglie cambia idea e il focoso amante non può più contenersi:

Sì Marta, il mio desiderio è insaziabile: vorrei averti sempre, vorrei mangiarti per averti dentro di me. (v. puntata n. 15)

L’apice del conflitto fra i desideri incontrollabili di Mario, che ricorrono in ogni puntata, e la resistenza consueta di sua moglie, trovano la sublimazione in un dialogo che non può essere descritto ma solo ascoltato e seguito in tutti i suoi dettagli (video).

Nell’episodio successivo (video) altrettanto meritevole, si ritrova Mario a contrattare con la suocera affinché convinca Marta a concedersi nonostante l’ostacolo (???) del suo stato interessante. La madre di Marta gli consiglia di sfogarsi con l’onanismo, ma Mario replica di non aver mai interrotto la pratica e che non può certo bastare a soddisfarlo.

Cornuto e in astinenza, Mario decide di rivolgersi altrove. Anzi, è un caso fortuito in stile Kiss me Licia a regalargli un’opportunità. Le qualità e il profilo psicologico di Mario, che vengono fuori con l’avanzare degli episodi, esplodono definitivamente nell’episodio migliore della serie. Mario, dopo aver discusso con sua moglie sul nome del figlio in arrivo (commovente la sua ricerca di idee sulle pagine gialle), incontra la sua ex compagna di scuola e futura amante Simonetta durante una passeggiata notturna:

La scappatella con Simonetta regalerà, negli episodi successivi (v. puntata 28), altri preziosi scambi di battute, di cui vale la pena ricordare:

  • S: [Ricordo] quella volta in ascensore, quando mi hai detto: Stai ferma, lasciami fare, tanto al sesto piano non ci arriviamo neanche.
  • M: È vero, arrivammo al settimo… ma al settimo cielo! 
  • S: Per molto tempo poi ho pensato a te, alle tue mani, alle tue carezze… Ho sempre desiderato di trovare un uomo come te, e adesso che ti ho ritrovato: ti voglio.
  • M: Anch’io ti voglio… Sarò tuo, tuo e giacente. 

L’ultimo episodio disponibile in rete (video) regala un Mario insaziabile a casa di Simonetta, dove però finisce nelle grinfie del fratello gay di lei, che non vedeva da tempo. Intanto, fra battute allusive ben poco velate, si scoprono strani altarini riguardo una passata relazione fra i due maschietti. Una sessualità a tutto tondo quella di Mario, la cui vicenda purtroppo termina la sua narrazione con questo colpo di scena.

E allora, come eco conclusiva della finestra su questo personaggio unico, ci piace conservare quella battuta recitata con voce suadente e misteriosa da qualcun altro, alla fine dell’episodio in cui Mario ritrova Simonetta e ripete a memoria il suo numero di telefono:

69-69-69… impossibile dimenticare.